Oggi Vi porto un articolo di blog diverso dal solito, un articolo dove cerco di fare autoanalisi e autocritica, evidenziando quelli che SECONDO ME sono gli aspetti più migliorabili de La Pineta Hotel Ristorante, o di me stesso come imprenditore.
Voglio approfittare dell’occasione anche per buttar giù assieme a Voi qualche idea, col piacere di rendervi partecipi di iniziative e migliorie, dunque sentitevi liberi di dare consigli costruttivi nel merito.
Per l’occasione, eccomi dunque nei panni di un finto intervistato che ha scelto di mettersi a nudo per certi aspetti con chi lo segue o con chi lo conosce, cercando di trovare assieme a voi le criticità de La Pineta.

Prendiamoci un bel respiro prima di iniziare

La prima domanda: Cosa miglioreresti a La Pineta?

Per rendere più interattiva la cosa, rigiro la domanda a tutti Voi che mi state leggendo. Se vi è capitato di fermarVi per un pasto o un soggiorno nella nostra struttura, e avete avuto modo di conoscere i plus ma anche le criticità della stessa, cosa vi sentireste di consigliare per migliorarci?
Dal canto mio, vi dico questo, che certamente la struttura ha bisogno di una grandissima manutenzione.
Il tempo passa per tutti, e dopo tanti anni i problemi iniziano a farsi sentire in maniera automatica.
Ti accorgi che qualcosa non va, che occorre risolvere un determinato problema, così occorre rimboccarsi le maniche e fare ciò che è necessario.
Cito per esempio il rifacimento del tetto, ma anche il potenziamento del riscaldamento.
Ora Vi confido una cosa, e non sarà l’ultima in questo articolo: vorrei fare perlomeno un minimo restyling all’esterno, perché, e me lo confermerete, anche l’occhio vuole la sua parte.
Parlo a livello d’impatto visivo.
Qua nelle nostre zone le invernate sono lunghe, le precipitazioni abbondanti, e col passare del tempo molte cose all’esterno si usurano in maniera naturale.
Penso che il modo in cui una struttura si presenta anche da fuori, sia importante tanto quanto conoscere una persona.
Se qualcuno per esempio si presenta a voi in maniera trasandata, malcurata, trascurata, già di primo impatto ti dà un sentore negativo, un senso di disagio dal quale distaccarsi.
Non hai sicurezza, il tuo cervello decide già nei primi secondi che non vuole avere niente a che fare con quella persona, creando un muro di pregiudizi e preconcetti da cui è difficilissimo poi uscirne. Purtroppo, aggiungerei, perché molto spesso se ci si sofferma all’apparenza, non si ha mai davvero modo di conoscere qualcuno, o qualcosa.
E questo vale per le persone come con gli edifici.

Inoltre, avrei l’intenzione di fare restyling su alcune stanze.
Mi piace che il Cliente si accorga delle differenze, magari minime, e vorrei passasse il concetto che non ci adagiamo mai sugli allori.
La Pineta è una realtà in costante mutamento, e lo fa a partire dalle piccole cose con impegno.
C’è un progetto che riguarda le camere che vorrei riuscire a completare entro la stagione estiva 2019, di cui però non mi sbilancio ancora (lasciandoVi anche quel pizzico di curiosità a puntino 😉 ) che se portato a compimento sono certo gradirete in tanti!

Ovviamente, si cerca di fare il passo lungo quanto la gamba, altrimenti si corre il rischio d’inciampare.
Nel futuro, non so dirvi quando, ho intenzione di dare vita a progetti anche più ambiziosi, ed uno a cui sto pensando nel lungo periodo è la piscina in esterni; per adesso resta poco più che un sogno, ma un giorno proverò senza dubbio a concretizzarlo.
Mi piacerebbe che anche voi mi deste consigli ed opinioni su quanto pronosticato in queste righe, cosa fareste voi, cosa più vi piacerebbe trovare.
Dopotutto, si cresce assieme.

Devo riprendere fiato

La seconda domanda: Se dovessi fare autocritica, cosa diresti?

Io purtroppo ho un piccolo difetto per quanto riguarda la cucina, nell’organizzazione.
Ma è un difetto dettato dal fatto che mi occupo dell’attività a 360°.
Se io avessi la possibilità di fare solo e soltanto il cuoco, farei tutto in maniera molto più pacata, ponderata e programmata, precisa.
Occupandomi dell’attività in toto, può capitare che fino alle 11 del mattino mi ritrovi impegnato a fare altre cose, quindi mi metto in cucina spesso tardi.
Il problema è che la cosa è programmata.
Nel senso, se so che devo fare per le 13:00 un menù per 60 persone e che due ore mi bastano per prepararlo, non sento l’esigenza di recarmi in cucina prima del tempo prestabilito, appunto perché ho così tante cose da fare che cerco di rispettare la programmazione e le cadenze a menadito.
Ma accade una cosa nel mio subconscio: la consapevolezza che correndo ci riuscirò.
E mi rendo conto che questo è un problema, perché a conti fatti accade poi che seguendo questo ragionamento, mi sento ogni giorno in diritto di non arrivare in anticipo, finendo poi con il correre SEMPRE.
Non ne conosco il motivo sinceramente, è una ferma mentis che agisce nel mio inconscio.

Un sobrio me stesso nel tentativo di recuperare terreno

So che facendomi in quattro (ma letteralmente!) riuscirei a rispettare i tempi previsti, per cui mi ripeto: “perché mai dovrei fare le cose con calma, impedendo a me stesso di fare ANCHE dell’altro, se tutti gli altri giorni della mia vita ce l’ho sempre fatta?”
Insomma, perché mai dovrei desiderare vivere? 😀

Tirando le somme dunque, avrei bisogno di un po’ di programmazione in cucina.
Ho notato che parto sempre in sordina, in maniera molto affannata, probabilmente nel mio inconscio nel tentativo di recuperare tempo perduto che io stesso non ho cercato di evitare, per poi però recuperare effettivamente alla grande dopo la prima mezz’ora di delirio e riuscire infine a offrire il servizio comunque in maniera veloce e con una cucina di qualità.
A nulla servirebbe fare le cose con la fretta infatti, se poi a risentirne è il prodotto finale. Questo sta alla base dei miei principi.
Se mi comporto in un certo modo, è perché so di poterlo fare e so di avere competenze e strumenti per poter arginare l’ostacolo come se questo non sia mai esistito.

Grazie per avermi letto fin quaggiù. Per una volta mi è sembrato carino da parte mia sforzarmi di capire quali potessero essere i problemi legati anche a me stesso, perché beh, nessuno di noi è perfetto.
Sicuramente ci sarà dell’altro che non ho scritto o a cui non ho pensato, ma una cosa è certa: cercherò SEMPRE di migliorare. Sbagliando, riprovando, insistendo.
Perché l’impegno sta alla base del miglioramento.

Celestino